Tavolara
Vicino alla costa di Nord Est della Sardegna spunta dal mare un monolite di calcare da cui prende il nome l'area marina in cui sorge.

A sud di Olbia, nell’area di San Teodoro, si trova l’arcipelago di Tavolara, una suggestiva area marina protetta. Questa riserva di grande rilevanza naturale, è composta dalle isole di Tavolara, Molara, Molarotto e Piana e offre ai visitatori affascinanti itinerari sospesi tra mare e montagna.L’isola di Tavolara è caratterizzata da chilometri di spiagge bellissime; nel versante sud-est si possono ammirare falesie alte fino a cento metri sul mare, mentre il versante opposto dell’isola si presenta meno ripido. Il versante nord-occidentale si distingue da un lieve pendio costituito da granito rosa.
La sua flora è oggetto di studio: è stata segnalata infatti la possibile nidificazione dell’uccello delle tempeste e del falco pescatore, specie rara in Sardegna. L’isola di Molara è caratterizzata da anfratti e grotte e il paesaggio è collinoso; al suo fianco troviamo Molarotto, uno scoglio dalla forma di piramide che ospita una lucertola unica al mondo, la Lacerta tiliguerta ranzii. Isola Piana è una piccola oasi circondata da un mare pulitissimo e dai riflessi cristallini.

ISOLA DI MOLARA

Di natura granitica, ha una superficie di 3, 411 km² e raggiunge, con Punta la Guardia, i 158 m s. l. m. Il toponimo, di attestazione medievale, è probabilmente dovuto alla forma rotondeggiante e uniforme dell’isola, simile ad una mola. Non appaiono finora documentati insediamenti preistorici sull’isola di Molara ma agli albori del Cristianesimo si dice che vi fu esiliato papa Ponziano (235) insieme al prete Ippolito,cristiano ardente e di vastissima cultura,da Massimino il Trace,che morì di stenti e torture a Molara. Nella parte nord occidentale dell’isola, in prossimità di cala Chiesa, si conservano i resti di una chiesa medievale mononave, di stile romanico intitolata a san Ponziano Immersi nella fitta vegetazione, i ruderi della chiesa attribuita a Papa Ponziano martire, sorgono nell’isola di Molara, addentrandosi di poche centinaia di metri all’interno di Cala Chiesa, prospiciente all’isola di Tavolara. Papa Ponziano, esiliato in Sardegna da Massimino il Trace nel 235, morì di stenti e torture a Molara. Era con lui anche il prete Ippolito, cristiano ardente e di vastissima cultura. Attorno a tale chiesa si sono potuti individuare i resti di un centro abitato medievale e più a monte di un castello, probabilmente l’antica Gurguray anche se non si hanno notizie certe sulla sua effettiva consistenza demografica. Nel XV secolo è testimoniata l’esistenza sull’isola di un monastero di monache.

ISOLA DI TAVOLARA

L’isola si presenta come un maestoso massiccio calcareo a picco sul mare, di forma grossomodo rettangolare, lungo circa 6 km e largo 1 km; poggia su un substrato roccioso granitico che emerge chiaramente in alcune parti; raggiunge una quota massima di 565 metri s.l.m. e alle estremità presenta due capi più facilmente accessibili. Il capo sul lato ovest dell’isola (Spalmatore di Terra) è rivolto verso Loiri Porto San Paolo e accoglie gli scarsi insediamenti civili sull’isola e le più belle spiagge. Vi sono stati ricavati anche degli approdi per piccole imbarcazioni, che collegano l’isola con il porto di Loiri Porto San Paolo. Il capo sul lato est, rivolto verso il mar Tirreno, è costituito dalla punta Timone, che divide due piccole baie (rispettivamente esposte a NW e SE). Ospita, oltre ad un faro di segnalazione marittima, una base militare NATO, gestita dalla Marina Militare, destinata alle telecomunicazioni terrestri a lunghissimo raggio e bassissima frequenza d’onda. Le relative tre antenne, alte più di duecento metri, sono facilmente visibili anche a distanza. Nei pressi di Punta del Papa si osserva un maestoso arco naturale sopra il quale si trovano i ruderi del vecchio faro, abbandonato perché costruito troppo in alto e spesso occultato dalla coltre di nuvole. L’isola è attraversata da una piccola strada militare, con ampi tratti in galleria, che collega la base militare ad un molo di approdo sul lato ovest dell’isola, utilizzato quando le condizioni meteomarine rendono difficile l’approdo nel porticciolo annesso alla base militare. La presenza dell’uomo sull’isola è attestata con certezza dal neolitico medio e numerosi resti sono stati rinvenuti presso la Grotta del Papa. Nel paleolitico superiore Tavolara era collegata alla terraferma e all’isola di Molara ma in seguito all’innalzamento del livello del mare e alla continua erosione esercitata dal moto ondoso e dai fortissimi venti si separò prima dalla terraferma e solo diecimila anni fa dalla vicina isola. Nella prima età del ferro (X-IX secolo a.C.) sulla lingua pianeggiante dello Spalmatore di Terra è documentata la presenza di uno scalo di navigatori provenienti dalla prospiciente Etruria, ai tempi delle manifestazioni culturali villanoviane. Hermaea e Turarium erano gli antichi nomi dell’isola di Tavolara. Alla metà del V secolo fu visitata da San Mamiliano e da altri anacoreti, suoi seguaci. Durante il Medioevo si sa poco dell’isola che quasi sicuramente non fu abitata stabilmente ma utilizzata come difesa militare. Pare che poco dopo l’anno 1000 sull’isola si sia insediata una colonia di pirati. Ancora nel XVIII secolo, il naturalista Francesco Cetti scriveva che spesso sull’isola erano presenti i corsari. Dopo l’arrivo dei coloni genovesi, alla fine del Settecento, la popolazione dell’isola crebbe fino ad un massimo di una sessantina di abitanti, in gran parte grazie all’arrivo di pescatori ponzesi in cerca di aragoste, per poi essere abbandonata definitivamente agli inizi degli anni sessanta. Sviluppata in passato l’industria della produzione di calce, facilmente ricavata a partire dal locale substrato roccioso e dall’abbondante legname di ginepro mediante appositi forni ben visibili presso il porticciolo.

CALA GIRGOLU

Il 20 agosto 1993 undici turisti arrivati a Cala Girgolu a bordo di uno yacht decidono di procurarsi un indimenticabile souvenir della loro vacanza in Sardegna e decapitano la roccia della tartaruga, una scultura naturale immortalata sulle riviste di mezzo mondo. Lo sfregio diventa un caso nazionale. I turisti saranno identificati, la magistratura aprirà un’inchiesta, si arriverà al processo. Tre anni dopo, il 20 agosto 1996, la tartaruga sarà restaurata. Per essere di nuovo decapitata e imbrattata nel febbraio del 1997.