Bosa
 Uno dei borghi più pittoreschi d’Italia, divisa in due dal fiume Temo, un castello medioevale, le sue case multicolori : ecco a voi Bosa

Bosa: le origini 

Il borgo di Bosa  sorge lungo le sponde del fiume Temo, tra i resti delle antiche concerie, che in passato venivano usate per la produzione del cuoio, esportato in tutta Europa. Tra palme, rocce vulcaniche, grotte naturali e pianure alluvionali, fino ad arrivare alla vicinanza con il mare. L’affascinante borgo sardo vanta origini molto antiche, abitato già in epoca preistorica e protostorica, come attestano le grotticelle funerarie ritrovate, insieme alle domus de janas, strutture sepolcrali preistoriche scavate nella roccia, tipiche della Sardegna prenuragica.

Un territorio che ha assistito ad una permanenza dei popoli Fenici che l’hanno fondata e ne hanno realizzato il porto e dei Punici, provenienti da Cartagine, per arrivare al predominio dei Romani. Nel Medioevo, tra il 1062 e il 1073, viene costruita la Chiesa e Cattedrale di San Pietro, una delle più antiche chiese romaniche della Sardegna. Il borgo di Bosa, che nei secoli è stato protagonista di tutte le vicende storiche che hanno riguardato l’isola, tra dominazione aragonese, spagnola, austriaca e sardo-piemontese.

Il Castello dei Malaspina

Nella regione della Planargia si trova Bosa il cui abitato si stende sulle rive del fiume Temo.

A circa 80 metri sul livello del mare si erge il Castello di Serravalle. Grazie alla sua strategica posizione la struttura è stata utilizzata nei secoli come postazione di avvistamento per fronteggiare improvvisi attacchi di nemici. Comunemente denominato Castello dei Malaspina, il sito deve l’appellativo alla tradizione popolare secondo la quale sarebbe stato costruito nel 1112 dalla nobile famiglia toscana insediatasi in Sardegna a metà dell’XI secolo. Legata alla famiglia dei Malaspina è anche la famosa leggenda che avvolge il Castello in un alone di mistero e fascino.

La Leggenda 

Si narra difatti che il marchese Malaspina, proprietario del Castello, fosse molto geloso della sua bellissima moglie, al punto da far costruire un passaggio sotterraneo che conduceva fino alla Cattedrale posta nel centro del borgo antico, per far sì che la compagna potesse quotidianamente partecipare alle funzioni religiose senza essere vista da nessun altro. Un giorno, in preda ad un raptus di gelosia e violenza ed ipotizzando un tradimento, il Marchese decise di tagliare le dita delle mani alla moglie, per poi avvolgerle in un fazzoletto. Dopo aver lasciato la fanciulla esangue, egli si recò poi da alcuni amici e, forse non curante del suo orribile gesto, tirò fuori il fazzoletto da cui caddero le dita mozzate. Il Marchese fu imprigionato, mentre la leggenda narra che l’anima della donna sia ancora nel luogo del delitto e le sue dita si siano pietrificate divenendo parte integrante delle pareti rocciose del Castello.